Giovanni Lombardini – Rime
Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Coriano di Rimini, dove vive e lavora.
Compie gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino per la quale nel 1972 il suo lavoro Scarpe con erba
diventa l’immagine manifesto. La prestanza scenica di materia e oggetti ha condotto la sua ricerca negli anni 70 sui
binari dichiaratamente poveristi. Dai primi lavori con l’erba alle scritte di sapone alle grandi tele colorate strofinando
petali, forte è la riflessione sulla primarietà dei fenomeni naturali e sulla struttura fenomenica dei comportamenti
sensoriali. Dagli anni 80 la sua ricerca si sposta tendenzialmente su materiali più tecnologici: superfici lucide e non
assorbenti, calchi manuali di oggetti e persone con carta stagnola dipinta, colate di vernice al rame e bronzo su
lastre radiografiche vergini e fusioni di ghisa e sapone. Anche le opere più recenti nascono dunque dalla scoperta
e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti: colori mordenti e acrilico lucido trasparente applicati su formica,
su tavola o su carta, ma sempre con un amore particolare per il colore e la sua interazione con la luce. Tra le più
recenti esposizioni nel 2004 la personale Methamorfosis presso la Barbara Behan Contemporary Art, Londra, nel
2007 presso la Gallery 705 di Stroudsburg in Pennsylvania U.S.A. e via via negli anni le personali da Zaion – Biella,
PoliArt – Milano, PaciArte – Brescia, Studio Maab – Milano. Il 2014 lo vede impegnato al Southwest Minnesota
State University Art Museum negli Stati Uniti e poi con l’antologica Gli Iniziali, Palazzo Ducale. Del 2015 Art Loft,
personale alla K35 Art Gallery, Mosca, la collaborazione con Pitti Immagine, Fortezza da Basso, Firenze e Messaggi,
presso Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Villa Franceschi e Villa Mussolini, Riccione. Nel 2018 è in doppia
personale con Edward Evans da Augeo Art Space di Rimini in La pelle del colore. Nel 2019 tiene la personale The
Ring of Rhymes alla PoliArt Contemporary di Milano ed è tra i protagonisti al Museo Archeologico di Aosta di Lucio
Fontana. La sua lunga ombra, quelle tracce non cancellate, mostra promossa dalla Regione Autonoma Valle D’Aosta
a cura di Giovanni Granzotto e Leonardo Conti.